“La credibilità è valuta” Un giorno mi è schioccata nella mente questa frase, e ritenendomi una persona piuttosto intelligente, me la sono attribuita, nella speranza di averla inventata io stesso.
Ma ho poi scoperto che non era mia. Un autore il cui nome non riesco a ricordare ha scritto, “la credibilità è valuta: difficile da ottenere, e ancora più facile da perdere.”
Questa dichiarazione può essere applicata virtualmente a qualunque attività umana, e probabilmente a nessuna calza meglio delle scienze teoriche – un tentativo idealista per fare avanzare la comprensione umana. Uno scienziato “credibile” può avere l’orecchio del mondo intero, e nulla esprime meglio la sua “credibilità” di queste tre lettere – PhD [Dottorato di Ricerca]
Il lavoro degli scienziati ha un enorme impatto nella vita di tutti i giorni. Non dipendiamo dagli scienziati solamente affinché ci aiutino a comprendere il mondo naturale. Dipendiamo dai loro punti di vista per guidarci in importanti decisioni personali, comprese quelle che hanno a che fare con la salute e il nostro stile di vita [ricordate il fervore di breve durata nei confronti della Dieta di Atkins?]. Il rispettabile scienziato con gli occhiali che i mass media definiscono un “esperto” ha il potere di cambiare la maniera in cui pensiamo, e quindi di cambiare il mondo.
Ma la credibilità può essere paragonata a un arazzo dai contorni molto complessi. Oltre ai quei requisiti tangibili che uno scienziato “credibile” deve possedere, ci sono quelle qualità intangibili quali l’onestà, l’integrità, e l’apertura mentale verso nuove possibilità. Ad un livello individuale, la maggior parte degli scienziati accreditati può per la verità possedere queste qualità. Ma non si può giudicare la validità di un’opinione scientifica solamente sulla base di quanto “accreditato” sia un individuo.
Ho il sospetto che la maggior parte delle persone non trovi molte ragioni per mettere in discussione l’establishment scientifico. La maggior parte di noi ritiene che l’esperto sappia ciò di cui sta parlando e che non abbia alcun motivo per volerci ingannare. Ma coloro che sono stati rimossi dal vertice di comando della scienza sanno che al di sotto del nobile manto esterno di molte istituzioni sono numerose le tendenze che spingono verso la manovra politica e la manipolazione, spesso con conseguenze altamente distruttive. Questa situazione non dovrebbe sorprenderci più di tanto. Il denaro, la reputazione, il campo di visuale limitato, e il momentum di precendenti credenze [ossia la capacità di mantenere inalterata la propria influenza nel pensiero contemporaneo – N.d.T.] hanno sempre avuto il potere di corrompere la libera ricerca e di dissuadere in maniera sottile gli individui dal mettere in discussione quelle idee che si sono andate istituzionalizzando.
Ma il problema più acuto di oggi è un qualcosa di unico dei secoli ventesimo e ventunesimo, ed è legato inseparabilmente alla creazione di un sistema centralizzato di fondi che vengono distribuiti alle ricerche scientifiche. Ci sono coloro che credono che la scienza non si stia solamente sbagliando riguardo ad alcune interessanti possibilità teoriche, ma che si sbagli IRREMEDIABILMENTE sulle domande più importanti e fondamentali che la scienza possa porsi. Ma a chi dovremmo dare ascolto per risolvere tutto questo? Se i critici hanno ragione, questo significa che miliardi di dollari di tasse sono sti mal diretti e / o sono andati completamente sprecati al solo scopo di inseguire chimere. La vostra risposta a tutto questo potrebbe essere, “Va bene…ma chi sei tu per fare simili affermazioni?”. Posso rispondere dicendo che non sono un professionista ma che ho seguito con particolare interesse le scoperte che sono state fatte grazie al lavoro di quei ricercatori indipendenti che sono scettici riguardo all’attuale consenso scientifico. Ma va sottolienato che la parola “scettico” è stata degradata e male utilizzata nel corso degli anni fino al punto che alcuni la interpretano come se significasse un’opposizione a qualunque cosa che non sia convenzionale [per esempio “scetticismo” verso il paranormale, gli UFO, le teorie cospirative, ecc.]. In realtà, la parola “scettico”, ha un significato diametralmente opposto. L’American Heritage Dictionary la definisce nella seguente maniera: “Chiunque abitualmente o in maniera istintiva tende a dubitare, a mettere in discussione, o è in disaccordo con asserzioni o conclusioni che sono generalmente accettate.”
Nell’ambito della scienza attuale, le “conclusioni generalmente accettate” vengono ordinariamente presentate come se fossero “fatti” indiscutibili. Dal Big Bang, all’evoluzione dei pianeti, dalla natura delle comete, a fenomeni altamente speculativi e misteriosi quali i buchi neri, la materia scura e l’energia scura, la grande immagine cosmologica viene presentata con una tale sicurezza che i mass media in questo paese non l’hanno quasi mai messa in discussione. Ma l’immagine può risultare assai meno chiara di quello che siamo stati indotti a credere. Completamente rimossi dai riflettori dei media scientifici, i critici hanno suggerito che un solo, fondamentale errore ha finito per infettare le scienze teoriche. Questo errore è la nozione che l’universo è elettricamente neutrale – ossia che l’elettricità non ha “niente a che fare” con lo spazio. È una affermazione del tutto perversa data la schiacciante importanza che l’elettricità ricopre nelle nostre vite.
Le più recenti nonché drammatiche scoperte che sono state fatte hanno consistentemente messo in discussione le interpretazioni delle teorie convenzionali su questo punto. Allo stesso tempo, hanno incoraggiato un interesse considerevole verso un’ipotesi alternativa – ossia quella dell’Universo Elettrico.
Nello studio delle comete, per esempio, i ricercatori sono rimasti talmente confusi da alcune inaspettate scoperte che si può dire che la teoria convenzionale sulle comete non esiste più! Tuttavia le comete vengono descritte come “Pietre di Rosetta” perchè ci permettono di decifrare la formazione del sistema solare. L’ipotesi sulla “palla di neve sporca”, che è stata considerata per molti decenni un vero e proprio pilastro teorico, ha fallito in maniera clamorosa nel predire il comportamento delle comete e, in tempi più recenti, non è neppure stata in grado di fornirci le giuste informazioni sulla loro composizione. Le sorprese più drammatiche hanno avuto inizio nel 1986, quando sono stati scoperti numerosi ioni carichi negativamente nel coma della Cometa di Halley, ossia i segni di una attività energetico elettrica, e l’assenza di una qualunque prova che indicasse la presenza di acqua nel nucleo della cometa. Negli anni seguenti, le comete hanno dato vita ad un flusso di “fenomeni misteriosi” talmente costante e regolare che gli astronomi sono stati costretti a tornarsene alle loro lavagne.
Tali fenomeni comprendono:
• Getti supersonici altamente energetici che esplodono nei nuclei delle comete;
• Getti filamentosi di cometa, trattenuti a malapena, che si estendono per lunghe distanze e che rappresentano una sfida concreta all’atteso comportamento dei gas neutrali in un vuoto;
• Superfici di cometa che presentano rilievi incisi in maniera precisa – l’esatto opposto di quello che gli astronomi si aspettavano seguendo il modello della “palla di neve sporca”;
• Temperature inaspettatamente elevate ed emissioni di raggi x dai coma delle comete;
• Una riserva alquanto ridotta o la completa assenza di acqua e di altre sostanze volatili nei nuclei delle comete;
• Particelle minerali che possono formarsi solamente a temperature estremamente elevate;
• Comete che si infiammano mentre si trovano in uno stato di “congelamento profondo”, oltre l’orbita di Saturno;
• Comete che si disintegrano a molti milioni di miglia dal Sole;
• Particelle di polvere di cometa divise più finemente e uniformemente di quello che ci si dovrebbe aspettare da “ghiaccio sporco” in sublimazione;
• Espulsione di particelle più grandi e di “ghiaia”, un fenomeno che non era mai stato predetto se ci si rifà all’ipotesi che le comete sono risultate da nuvole primordiali di ghiaccio, gas e polvere;
• Minerali che possono essere creati solo a temperature elevate;
Tutte le scoperte appena elencate pongono enormi difficoltà al modello della “palla di neve sporca”: sono tutte prevedibili caratteristiche del modello elettrico.
Nonostante tutto questo, ci sono buone probabilità che voi non abbiate mai anche solo SENTITO PARLARE dell’ipotesi sulla cometa elettrica! [Ma se aveste vissuto alla fine del diciannovesimo secolo magari potreste averne sentito parlare]. La ragione di questo è che le scienze spaziali si sono andate articolando nel corso del ventesimo secolo sulla base dell’assunto teorico che i corpi nello spazio sono elettricamente neutrali. Una cometa elettrica andrebbe quindi ad incidere sulle fondamenta stesse su cui si reggono le scienze teoriche dei giorni nostri.
Se un assunto fondamentale come questo si dimostra errato, le relative ramificazioni andrebbero ben al di là delle teoria sulle comete. Secondo Wallace Thornhill e gli altri proponenti del modello dell’Universo Elettrico, la cometa elettrica è inestricabilmente legata al modello elettrico del Sole, un modello le cui implicazioni sono molto ampie:
Fu il Dottor Charles E. R Bruce della Associazione per la Ricerca sull’Elettricità – Electrical Research Association che nel 1944 in Inghilterra mise in moto l’elaborazione di un modello scientifico sul “sole elettrico”. Secondo Bruce, la “fotosfera del sole [la superficie solare] ha l’apparenza, la temperatura e lo spettro di un arco elettrico; ha queste caratteristiche perché è un arco elettrico, o un gran numero di archi in parallelo.” Questa caratteristica di scaricamento, ha affermato, “è responsabile di quel fenomeno che è stato osservato della granulazione della superficie solare.” Il modello di Bruce, tuttavia, venne formulato sulla base di una comprensione convenzionale del lampo atmosferico, che gli permise di immaginare il Sole “elettrico” senza dover far riferimento a campi elettrici esterni.
Anni dopo, un brillante ingegnere, Ralph Juergens, ispirato dal lavoro di Bruce, andò ad aggiungere alla sua ipotesi una possibilità rivoluzionaria. In una serie di articoli che vennero scritti a partire dal 1972, Juergens suggerì che il Sole non è un corpo elettrico isolato nello spazio, ma che giace all’interno di un più ampio campo galattico. Con questa sua ipotesi, Juergens fu il primo a compiere il salto teorico necessario per prospettare l’esistenza di una fonte di energia esterna per il Sole.
Juergens propose che il Sole è l’oggetto più positivamente carico nel sistema solare, il centro di un debole campo radiale elettrico e l’epicentro di un processo di “coronal glow discharge” – “scaricamento incandescente della corona” alimentato da correnti galattiche. Questo spiega il perché una cometa, che si muove rapidamente attraverso un campo elettrico che va rafforzandosi, nel momento in cui si avvicina al Sole, comincia a scaricarsi sotto la pressione degli stress elettrici.
Per evitare di fraintendere questo concetto, è essenziale che distinguiamo il complesso modello elettrodinamico che è alla base dello scaricamento incandescente – glow discharge del Sole da un semplice modello elettrostatico che può essere facilmente confutato.
Da un capo all’altro della maggior parte del volume di uno scaricamento incandescente – glow discharge il plasma è “quasi” neutrale, e presenta praticamente lo stesso numero di protoni e di elettroni. Una situazione del tutto simile esiste all’interno di un tubo di luce fluorescente. La corrente viene trasportata principalmente da un impulso di elettroni all’interno di un debole campo elettrico verso l’elettrodo positivo [il Sole]. È solo al di sopra della corona, in prossimità del Sole, che il campo elettrico diventa sufficientemente forte da generare tutti i fenomeni brillanti ed energetici che osserviamo sul Sole.
Nel modello elettrico, la fonte di energia esterna del Sole è la ragione per la quale le temperature si innalzano in maniera SPETTACOLARE più tende ad aumentare la distanza dalla superficie del Sole – precisamente l’inverso di quello che ci si aspetterebbe di vedere se il calore si stesse irradiando dal cuore del Sole. Dai circa 4400 gradi K [Kelvin – unità base della temperatura nel sistema internazionale] che si registrano a 500 chilometri [300 miglia] al di sopra della fotosfera, la temperatura si innalza costantemente fino a raggiungere i circa 20.000 gradi K in cima alla cromosfera, all’incirca 2200 chilometri [1200 miglia] al di sopra della superficie del Sole. A questo punto si verifica un brusco aumento, che eventualmente raggiunge i 2 milioni di gradi nella corona. E anche ad una maggiore distanza dal Sole, l’attività energetica di atomi ionizzati di ossigeno raggiunge la sorprendente temperatura di 200 milioni di gradi! Questa è l’ultima cosa che uno si aspetterebbe di vedere da una fornace nucleare nascosta nel nucleo del Sole. Ma è la natura osservata del processo di scaricamento della corona.
I teorici del modello elettrico sottolineano all’incirca due dozzine o più di caratteristiche del Sole che pongono dei problemi alla teoria standard, e che vanno dal “difficile” a “impossibile” da spiegare. In ognuna delle casistiche, la caratteristica osservata segue logicamente dal modello dello scaricamento incandescente. Forse la più efficace illustrazione di questo contrasto è la questione del vento solare. Il Sole emette continuamente un flusso di particelle che sono cariche positivamente, ma queste particelle non solo non vengono influenzate dalla forza di gravità del Sole, ma continuano ad accelerare man mano che si allontanano dal Sole. Fin dai tempi della scoperta di questo misterioso comportamento, avvenuta molti decenni fa, i teorici del Sole non hanno mai messo a punto una spiegazione che potesse reggere ad un esame accurato. Pensavano di avere trovato una spiegazione parziale quando affermarono che la radiazione solare [la luce del Sole] continuava a spingere verso l’esterno le particelle cariche. Per i teorici del modello elettrico, questa non era solamente una spiegazione debole ma mancava anche di un qualunque sostegno nella sperimentazione, che dovrebbe essere la prima risorsa da cui attingere.
I teorici del modello elettrico sono, infatti, disturbati dall’incapacità del mainstream scientifico di vedere ciò che ritengono essere del tutto evidente. Tutti gli elettrotecnici sanno che esiste una maniera molto semplice per accelerare le particelle cariche – lo fanno regolarmente ricorrendo ai campi elettrici. Se il Sole è un corpo carico che si trova al centro di un campo elettrico, l’accelerazione di particelle cariche da parte di questo campo è un dato di fatto.
L’esempio più irresistibile di questo principio lo si è avuto fra il 15 e il 19 gennaio del 2005, quando si verificò l’eruzione di quattro potenti bagliori solari dal “sunspot 720”. Quindi, il 20 gennaio, la quinta esplosione produsse una espulsione di massa dalla corona – coronal mass ejection [CME] – a velocità che vanno ben al di là della capacità di spiegazione da parte di un qualunque modello convenzionale. Come riassunto nella Foto del Giorno su Thunderbolts, “Mentre spesso sono necessarie più di 24 ore alle particelle cariche di una esplosione solare per raggiungere la Terra, questa ha rappresentato una profonda eccezione. Solamente 30 minuti dopo l’esplosione, la Terra [che dista circa 96 milioni di miglia dal Sole] era immersa in quella che gli scienziati della NASA hanno definito “la più intensa tempesta protonica che si sia mai verificata in decenni.”
È piuttosto indicativo il fatto che è quasi impossibile trovare, in tutti i tentativi mainstream di spiegare il vento solare, un qualunque cenno o memoria che riguardi questo evento.
Di Michael Goodspeed
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